Addominali - Anatomia e funzione muscolare
Anatomia e
funzione muscolare
RETTO ADDOMINALE
Il retto addominale è un muscolo fusiforme lungo circa 40 cm, largo 7 cm e spesso 1 cm. Essendo un muscolo fusiforme è predisposto ad esprimere dei movimenti lunghi dolci e non di grande forza o di stabilizzazione. Attraversa verticalmente ed anteriormente la parete addominale ed è suddiviso orizzontalmente in tre o quattro sezioni con interposizioni tendinee e verticalmente dalla linea alba.
Anche se si parla di addominali superiori ed inferiori, in realtà si tratta di un unico muscolo. La differenza è più funzionale che anatomica ed è dovuta al complesso intreccio di sinergie che si instaura tra i diversi muscoli addominali e alla biomeccanica dei singoli muscoli, come vedremo in seguito.
A questo riguardo è da rilevare che anche se esiste un’attività muscolare lungo tutto il retto, durante la flessione della colonna vertebrale c’è maggiore o minore attività nelle unità motorie di ogni sezione.
L’elettromiografia dimostra che le fibre del retto sono attivate in tuta la loro lunghezza durante la flessione della colonna.
A determinare l’attività concorre:
la velocità di contrazione;
la posizione del corpo;
il carico;
mobilità della zona lombare;
percorso del movimento;
tipo di movimento;
forza muscolare preesistente.
E’ interessante osservare che, quando si poggia un peso di 4,5 Kg ed oltre sul petto delle persone che eseguono l’esercizio di flessione del busto da supini, l’attività muscolare è uguale sia nella parte superiore che in quella inferiore del Retto addominale.
Inserzioni: superiormente si inserisce sulla quinta sesta e settima costa ed anche sull’apofisi xifoidea dello sterno; in basso si inserisce sulla sinfisi pubica.
Direzione delle fibre: verticale.
Azione: flette la colonna vertebrale avvicinando il torace al bacino ventralmente. Quando il bacino è stabilizzato, il torace si sposterà verso il bacino, viceversa quando è il torace che viene stabilizzato è il bacino a spostarsi verso il torace.
Innervazione: T5 - T12, rami ventrali.
Debolezza: la debolezza di questo muscolo si traduce nell’incapacità di flettere la colonna vertebrale. Da supino rende difficoltosa la retroversione del bacino ed il sollevamento della testa e del tronco superiore. Affinché i flessori anteriori del collo possano svolgere la loro funzione è necessario che il retto addominale fissi il torace. E’ possibile, infatti, che malgrado i muscoli del collo siano forti, una marcata debolezza di questo muscolo renda impossibile il sollevamento della testa da supino. La stazione eretta instaurerà una antiversione del bacino con conseguente iperlordosi.
OBLIQUO ESTERNO
(fibre anteriori)
Origine: superfici esterne dalla quinta all’ottava costa.
Inserzione: in una aponeurosi ampia e piatta, che termina sulla linea alba, e sulla sinfisi pubica.
Direzione delle fibre: obliquamente dall’alto verso il basso medialmente, più medialmente le fibre più alte.
Azione: con azione bilaterale le fibre anteriori flettono la colonna vertebrale avvicinando anteriormente il torace ed il bacino, sostengono e comprimono i visceri addominali e aiutano la respirazione.
La contrazione unilaterale, in sinergia con le fibre anteriori dell’obliquo interno controlaterale, ruotano la colonna vertebrale portando il torace in avanti, quando il bacino è stabilizzato, oppure il bacino indietro quando il torace è stabilizzato.
L’obliquo esterno destro, a bacino fissato, ruota il torace in senso antiorario, mentre quello sinistro ruota il torace in senso orario.
Innervazione fibre anteriori e laterali: T5, T6, T7, T12
(fibre laterali)
Origine: superfici esterne della nona, decima, undicesima e dodicesima costa.
Inserzione: sulla spina iliaca anterosuperiore, sul tubercolo pubico e sul margine esterno della metà anteriore della cresta iliaca.
Direzione delle fibre: dall’alto al basso obliquamente e medialmente.
Azione: la contrazione bilaterale flette la colonna vertebrale interessando massimalmente la zona lombare (retroversione del bacino) questa azione è particolarmente importante per la postura.
La contrazione unilaterale con le fibre laterali dell’obliquo interno dello stesso lato, flette la colonna dallo stesso lato, avvicinando il torace alla cresta iliaca.
OBLIQUO INTERNO
(fibre anteriori inferiori)
Origine: dai due terzi laterali del legamento inguinale, breve attaccatura sulla cresta iliaca vicino alla spina iliaca anterosuperiore.
Inserzione: sulla cresta del pube, sulla parte mediale della cresta pettinea del pube insieme con il Trasverso dell’Addome.
Direzione delle fibre: le fibre si estendono dall’alto obliquamente e medialmente verso il basso.
Azione: comprime i visceri addominali bassi.
(fibre anteriori superiori)
Origine: terzo anteriore della linea intermedia della cresta iliaca.
Inserzione: linea albe attraverso una aponeurosi che avvolge il retto addominale.
Direzione delle fibre: le fibre si estendono verso l’alto e medialmente.
Azione: la contrazione bilaterale delle fibre antero-superiori, flette la colonna vertebrale, avvicinando il torace al bacino anteriormente, comprime i visceri addominali, deprime il torace. La contrazione unilaterale in sinergia con quella delle fibre anteriori dell’obliquo esterno del lato opposto, ruota la colonna vertebrale portando il torace indietro, se il bacino è stabilizzato, o il bacino in avanti, se il torace è stabilizzato. Quindi se il bacino è bloccato, l’obliquo interno destro ruota il torace in senso orario (dal proprio lato), il sinistro in senso antiorario.
(fibre laterali)
Origine: dal terzo medio della linea intermedia della cresta iliaca e attraverso l’aponeurosi dorso-lombare che ha in comune con il Gran Dorsale, dalle ultime vertebre lombari.
Inserzione: margini inferiori della decima, undicesima e dodicesima costa, linea alba attraverso un’aponeurosi.
Direzione delle fibre: le fibre si estendono dal basso verso l’alto e medialmente, più in alto delle anteriori.
Azione: la contrazione bilaterale flette la colonna vertebrale, avvicinando il torace al bacino anteriormente e deprime il torace. La contrazione unilaterale, in sinergia con le fibre laterali dell’obliquo esterno omolaterale, flettono la colonna vertebrale dallo stesso lato, avvicinando il torace al bacino.
La contrazione sinergica con l’obliquo controlaterale ruotano la colonna vertebrale.
Innervazione delle fibre anteriori e laterali: T7, T11, T12, ileoipogastrico ed ileoinguinale, rami vertebrali.
Debolezza: la debolezza di grado moderato o marcato sia dell’esterno che dell’interno riduce l’efficienza respiratoria ed il sostegno fornito ai visceri addominali.
La debolezza bilaterale degli obliqui esterni riduce la capacità di flettere la colonna e di inclinare dorsalmente il bacino e si traduce in stazione eretta in un’inclinazione pelvica anteriore o in una deviazione anteriore del bacino in rapporto al torace e agli arti inferiori.
La debolezza bilaterale degli obliqui interni riduce la capacità di flettere la colonna vertebrale.
La debolezza crociata dell’obliquo esterno di un lato e dell’obliquo interno controlaterale consente l’allontanamento del margine costale dalla cresta iliaca opposta risulta nella rotazione e deviazione laterale della colonna. In caso di debolezza dell’obliquo esterno destro e dell’interno sinistro (come in una scoliosi destra toracica e lombare sinistra) il margine costale destro è distanziato dalla cresta iliaca sinistra. Il torace devia a destra, ruotando dorsalmente sulla destra. In caso di debolezza dell’obliquo esterno sinistro e dell’interno destro accade il contrario. La debolezza unilaterale delle fibre laterali dell’obliquo esterno e dell’obliquo interno dello stesso lato consente al torace di allontanarsi lateralmente dalla cresta iliaca determinando una curva a C, convessa verso il lato della debolezza. La debolezza delle fibre laterali dell’obliquo esterno ed interno di sinistra dà origini ad una curva a C verso sinistra.
Brevità: La brevità bilaterale delle fibre anteriori dei muscoli obliqui esterni ed interni determina la depressione del torace dalla parte anteriore e contribuisce alla flessione della colonna. In stazione eretta sarà visibile una tendenza alla cifosi e alla depressione toracica. In una postura cifotica-lordotica, le porzioni laterali dell’obliquo interno risultano accorciate mentre le porzioni laterali dell’esterno sono allungate. Questa stessa tendenza si osserva in una postura sway back con deviazione anteriore del bacino e deviazione posteriore del torace.
La brevità crociata dell’obliquo esterno di un lato e dell’obliquo interno controlaterale causa la rotazione e deviazione laterale della colonna vertebrale. La brevità dell’obliquo esterno sinistro e dell’interno destro, come in casi di grave scoliosi toracica destra e lombare sinistra, determina la rotazione del torace in avanti e verso sinistra.
La brevità unilaterale delle fibre laterali dell’obliquo esterno ed interno dello stesso lato determina l’avvicinamento della cresta iliaca e del torace nell’area laterale il che si traduce in una curva a C convessa verso il lato opposto. La brevità delle fibre laterali dell’obliquo esterno ed interno di destra è osservabile in una curva a C a sinistra.
TRASVERSO DELL’ADDOME
Origine: superfici
interne delle cartilagini delle ultime sei coste con digitazioni
comuni con il diaframma; fascia toraco-lombare; tre quarti anteriori
del margine interno della cresta iliaca; terzo laterale del legamento
inguinale.
Inserzione: linea alba tramite un’ampia aponeurosi, cresta pubica e pettine pubico.
Direzione delle fibre: trasversale (orizzontale).
Azione: agisce come una fascia appiattendo la parete addominale e comprimendo i visceri; la porzione superiore contribuisce alla diminuzione dell’angolo infrasternale delle coste come durante l’espirazione. Questo muscolo non agisce nella flessione laterale del tronco eccetto che nel comprimere i visceri e fissare la linea alba, consentendo così una migliore azione dei muscoli antero-laterali del tronco.
Innervazione: T7-T12, ilioipogastrica, ilioinguinale, rami ventrali.
Debolezza: consente il rigonfiamento della parete addominale anteriore creando indirettamente una tendenza ad accrescere la lordosi. Durante la flessione in posizione supina, e l’iperestensione del tronco in posizione prona, si forma, in caso di debolezza, un rigonfiamento dell’area laterale.
ILEO-PSOAS
Ad
una prima analisi può apparire strano l’inserimento del muscolo
Psoas in una trattazione sui muscoli addominali, ma la particolare
sinergia che si instaura durante gli esercizi svolti per l’addome
rende utile chiarire alcuni aspetti strettamente connessi con
l’argomento in questione.
Volutamente si tratterà esclusivamente della interazione che esiste tra muscolo Psoas, addominali e postura.
Il muscolo Ileo-psoas, consta di due fasci di cui uno (Iliaco) che origina appunto dalla superficie interna dell’osso Iliaco e l’altro (Psoas) che origina dalle vertebre lombari si inserisce sul piccolo trocantere del femore.
Questo muscolo partecipa alla flessione della coscia sul busto e del busto sulla coscia a seconda del punto fisso.
Soffermiamoci ora ad analizzare la sua azione lordotizzante e di incremento della pressione intradiscale.
La Figura di fianco indica le linee di forza dello Psoas e le risultanti A ed A1 che essendo una coppia di forze fanno ruotare il bacino attorno all’asse 0 provocando l’antiversione del bacino. La risultante S, agisce invece sull’asse longitudinale del rachide provocando un incremento della pressione discale.
Nella posizione con ginocchia flesse e cosce flesse sul busto a circa 90° si ottiene un annullamento della A e una riduzione della S.
Lo studioso Svedese Alf L. Nachemson ha valutato la pressione intradiscale dovuta a questa azione dello Psoas, ed ha visto che equivale a 100 libbre (circa 45 Kg). La flessione delle ginocchia e della anche, come visto sopra, riduce la pressione intradiscale a sole 60 libbre (circa 27 Kg), che è la posizione di minor pressione. Questa pressione è dovuta al solo tono di base e alla componente elastica; ovviamente sarà maggiore quando il muscolo è accorciato e poco elastico.
DIFFERENZIAZIONE DEGLI ADDOMINALI SUPERIORI ED INFERIORI
Il termine superiore ed inferiore non è da riferirsi ad una porzione anatomica più rostrale o più caudale degli addominali, ma differenzia due importanti test di valutazione della forza dei muscoli addominali. Pur non esistendo una differenziazione anatomica (superiore, inferiore), esiste però una differenziazione funzionale tra i due test. Se gli stessi muscoli partecipassero ad entrambe i test e la diversità di forza fosse dovuta alla diversa difficoltà dei suddetti esami, si dovrebbe comunque osservare un rapporto costante tra i due test. Possiamo invece riscontrare diverse combinazioni:
Superiori forti, inferiori deboli;
Superiore ed inferiore entrambi deboli;
Superiore ed inferiore entrambi forti;
Inferiore forte e superiore debole.
Il divario di forza in certi casi è anche molto consistente: 50 sit-up a tronco flesso e neanche sufficiente nel test di abbassamento delle gambe.
Questa differenza è dovuta alla particolare complessità biomeccanica e strutturale della regione addominale. Infatti il più semplice dei muscoli addominali è comunque un muscolo pluriarticolare, che agisce ai diversi livelli seguendo l’andamento del braccio muscolare BM. Gli altri muscoli addominali hanno una conformazione a ventaglio con azioni diverse in base alle fibre prese in considerazione.
Figura B: Braccio muscolare del retto dell’addome. Il braccio a livello del torace è più grande del braccio a livello del bacino.
Le figure 2, 3, 4, mostrano il braccio muscolare del Retto addominale durante il movimento di flessione; si può osservare come il braccio a livello del busto sia più vantaggioso rispetto a quello del bacino. Durante la flessione della colonna vertebrale, con conseguente sollevamento del busto a bacino fermo, bisogna considerare anche la riduzione del braccio della resistenza (il baricentro del busto si avvicina alle anche), che semplifica il lavoro del Retto già avvantaggiato dal favorevole braccio muscolare.